
E’ un libro che ho voluto leggere lentamente, solitamente li divoro, per due motivi:
IL PRIMO è l’argomento trattato, la shoah, le deportazioni assurde, l’odio razziale.
Tutti argomenti che mi hanno sempre colpito nel profondo e di cui bisogna sempre parlare per tenere viva la memoria di questo passato non troppo passato.
IL SECONDO motivo è che Nicola Brunialti ha una sensibilità infinita nel raccontare i ragazzi, gli adolescenti, con il loro pregi e difetti.
Infatti nei suoi romanzi per ragazzi ha sempre trattato argomenti come il bullismo, i problemi adolescenziali, la diversità in un modo profondo e completo.
Ad esempio nel capitolo QUARANTAQUATTRO da cui gli adulti potrebbero prendere spunto per capire i motivi della rabbia e del disagio che molti adolescenti oggi esternano spesso non nella maniera corretta. Occorre ascoltarli prima di giudicarli senza avere pregiudizi.
E poi in questo romanzo quanti cenni storici importanti, per capire un periodo assurdo in cui è caduta la nostra umanità.
Un periodo non troppo lontano da noi e che in questi giorni si sta riavvicinando bruscamente.
E’ la storia di un nonno, RUDOLF, vittima delle deportazioni tedesche, da cui riesce a salvarsi grazie ad IRENA SENDLER, una donna che riuscì a salvare quasi 3000 bambini dal ghetto di Varsavia.
Ma è la storia anche di suo nipote MARCUS, lontano da quel periodo storico, che disegna su un muro una svastica con la scritta “Hilde Biermann puttana ebrea“ contro una sua compagna di classe.
Questo evento fa scatutire al nonno Rudolf una serie di ricordi e di emozioni di quando lui aveva 8 anni e di cui non aveva parlato mai a nessuno, neanche alle sue figlie. Ma dopo che Marcus ha compiuto questo ignobile gesto si sente obbligato a raccontargli le atrocità dei tedeschi contro gli ebrei, scegliendo di farlo in un modo sicuramente originale.
Un romanzo con tanti spunti per riflettere, tante domande, molte risposte, tante emozioni.
Non conoscevo la storia di IRENA SENDLER: “Era bastato restare uomini per distinguere quello che umano non era più”.
Gianni Casciano