
“e se io e te ci sedessimo ogni giorno per un’ora e tu mi chiedessi tutte le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore, della storia della mia famiglia e del grande viaggio della vita? Un dialogo tra padre e figlio, così diversi e così uguali, un libro testamento che toccherà a te mettere insieme. Fai presto perché non ho molto tempo. Fai i tuoi programmi e io cerco di sopravvivere ancora un po’ per questo bellissimo progetto, se sei d’accordo.
Ti abbraccio i ’babbo”
Queste sopra sono le ultime righe della lettera che Terzani scrisse al figlio Folco. La lettera, che appare come prima pagina di LA FINE È IL MIO INIZIO, spiega il senso di questo meraviglioso libro ideato da Tiziano e portato a termine dal figlio Folco. Tiziano Terzani morirà meno di quattro mesi dopo averla scritta.
Il libro è un bellissimo dialogo tra padre e figlio e, noi lettori, diventiamo spettatori del racconto di una vita fuori dal comune, dell’evoluzione del pensiero di un uomo che nel corso degli anni raggiunge una saggezza ed una tranquillità a cui ben poco, ormai, può far paura la morte, attesa con consapevolezza e serenità nella sua amatissima casa di montagna nei pressi di Orsigna, sull’Appennino pistoiese.
Questo libro l’ho divorato con passione quando uscì nel 2006, una quindicina di anni fa, e da allora più volte è tornato fra le mie mani, come un vecchio amico torna a farci visita donandoci nuove gioie spunti di riflessione.
Proprio in questi giorni stavo leggendo un altro libro “Il problema Spinoza” di Irvin Yalom, un’opera della quale parlerò più approfonditamente in una nuova occasione, nel quale si affronta la questione ebraica e la nascita del pensiero antisemita, sino alla mostruosa teorizzazione e applicazione nazista dello sterminio di massa. E mi è tornato in mente un brano di LA FINE È IL MIO INIZIO. Terzani, nella sua lunga e importante carriera di giornalista, inviato in luoghi di guerra quali il Vietnam, la Cambogia, il Laos, fu testimone diretto di cambiamenti importanti, ma anche di dolorose atrocità che diventano nella sua mente terreno fertile per profonde e importanti riflessioni. Questa sul razzismo dei cinesi nei confronti dei tibetani mi ha colpito in modo particolare, e molto chiarisce relativamente ai meccanismi dell’odio di un popolo verso un altro: “Sono razzisti (i cinesi, ndr), come tutti. Hanno lo stesso risentimento razzista che oggi sta venendo fuori nei confronti del mondo arabo anche qui in Italia. «Puzzano d’aglio, non si lavano…» Sai, i discorsi che creano l’immagine di un popolo, di una civiltà, e che poi giustificano l’uso della violenza. Ricordati quello che ti dico: il primo passo di ogni guerra è la disumanizzazione del nemico. Il nemico non è un uomo come te, quindi non ha i tuoi stessi diritti”.
Di perle come questa LA FINE È IL MIO INIZIO è colmo, così com’è pieno di racconti lucidi e affascinanti della sua vita di reporter. Questo libro testamento, come lui stesso lo definisce, è un po’ la somma dei suoi libri precedenti, quali “Un indovino mi disse”, “Lettere contro la guerra”, il meraviglioso “Un ultimo giro di giostra”, ma anche delle tante sue corrispondenze giornalistiche.
In una delle ultime risposte alle domande del figlio Foco, Tiziano Terzani dice: “Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a veder il mondo in maniera migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che oggi io sento cosi forte”…
Attraverso il dialogo del padre con il figlio si compie un viaggio che arriva alla inevitabile fine, accolta con serenità. Un cerchio che si chiude e la fine coincide con l’inizio.
di Fabio Ascani