GLI ULTIMI GIORNI DI IMMANUEL KANT di Thomas de Quincey

Thomas De Quincey, prolifico scrittore nato Manchester nel Regno Unito nel 1785 e morto nel 1859, appartiene alla correte romantica inglese. La sua opera più nota è Le confessioni di un mangiatore d’oppio, romanzo autobiografico che ebbe un grandissimo successo.

Il piccolo libro di cui voglio brevemente parlare qui si intitola Gli ultimi giorni di Immanuel Kant. “The Last Days of Immanuel Kant” fu pubblicato per la prima volta nel Blackwood’s Magazine, febbraio 1827, come parte di una serie che De Quincey aveva intitolato: Gallery of the German Prose Classic, by the Engllish Opim Eater. Ampiamente rielaborato, questo testo venne ristampato nel 1854 da De Quincey nel terzo volume delle sue opere.

Frontespizio della biografia di Kant pubblicata nel 1804 a cura di Ludwig Ernst von Borowski

Kant è probabilmente il più grande filosofo tedesco di tutti i tempi e non penso di dire un’eresia ponendolo su un ipotetico podio dei più grandi filosofi in assoluto della Storia del Pensiero. La sua figura ha sempre destato grande interesse e curiosità fra gli accademici e le persone comuni e ciò accadeva anche quando era ancora in vita. Era una persona conosciuta ed ammirata, e se pure le sue opere non fossero certo alla portata di tutti, specie nel suo Paese tutti conoscevano qualche piccolo aneddoto sulla sua vita, sulle sue abitudini, sul suo carattere. Direi che lo si potrebbe paragonare, pensando ai nostri tempi e facendo qualcosa di ardito, ad una sorta di “super influencer” o una “rock star del pensiero”! Si pensi che immediatamente dopo la sua scomparsa, nello stesso 1804, apparve già la prima biografia ad opera di Ludwig Ernst von Borowski, Arcivescovo luterano e concittadino del filosofo, alla quale ne seguirono immediatamente altre scritte prevalentemente da persone che lo avevano conosciuto frequentando la sua casa o collaborando con lui.

Tra biografia e romanzo breve

In un certo senso lo scritto di De Quincey, che narra con accenti spesso esasperati il decadimento fisico di un uomo che fino all’ultimo rimase un esempio di forza e volontà, non può non essersi ispirato proprio a quelle prime biografie, ma pur con l’artificio nella narrazione in prima persona ad opera di uno allievo e poi collaboratore del filosofo di nome Christoph Wasianski, Gli ultimi giorni di Immanuel Kant è totalmente frutto della mente del De Quincey. Un lavoro risultato della fusione di ricerca biografica e creazione narrativa che ebbe notevole successo ai suoi tempi e ancora oggi è una lettura valida, soprattutto per quegli appassionati di Storia della Filosofia che come me non disdegnano accostare questo piccolo libro alla grande opera di Ernst Cassirer che di Kant fu probabilmente il più grande studioso e, in Vita e Dottrina di kant, disegnò un ritratto esemplare dove gli episodi del quotidiano e il pensiero del Maestro si fondono. E se il vissuto di una persona e probabilmente anche gli ultimi giorni, sono specchio della sua anima, De Quincey dipinge il ritratto di un uomo ormai indebolito, prima nel corpo e poi anche nella mente, ma il cui spirito lotta per rimanere forte, fino all’ultimo istante, all’ultimo battito del cuore.

di Fabio Ascani