
Lo snello libro di Zygmunt Bauman, appena una settantina di pagine, scritto all’inizio della crisi economica del 2008, contiene due piccoli saggi: Capitalismo parassitario che da il titolo all’opera e La cultura dell’offerta. Vi possiamo trovare una riflessione folgorante e potente sulla società contemporanea.
Professore emerito di sociologia nelle università di Leeds e Varsavisa, è teorizzatore della “società liquida”, sua definizione originale, comprensibile contrapponendo ad una “società solida”, quella tradizionale, quella dei produttori, del lavoro che si trasforma in qualcosa, a quella “liquida” ovvero dei consumi, in costante mutamento a seconda di gusti, tendenze ecc.
Diventano illuminati, alla luce di questa definizione, le osservazioni di Bauman sul “sapere” che, in questo tipo di società moderna e liquida, è destinato ad inseguire senza fine oggetti elusivi che, come se non bastasse, continuano a svanire nel momento stesso in cui vengono afferrati. Cosa che vale anche per gli oggetti: si pensi solo, tanto per fare l’esempio più facile, alla rincorsa all’ultimo modello di telefonino.
Il sapere mutevole, e spesso ingannevole, dei mezzi di informazione sovrapposti, confusi e spesso fusi, si traduce il più delle volte in una inaccettabile sovrabbondanza di informazioni utili, inutili, false, vere, imprecise. E, scrive Bauman, “l’arte di vivere in un mondo sovra-saturo d’informazione non è ancora stata appresa” e tantomeno, sostiene, ciò “vale per l’arte, ancora più difficile, di preparare gli uomini a questo genere di vita”.
È un libro breve e semplice, non banale. Una lettura utile per riflettere su alcuni aspetti della nostro vivere, sul contesto nel quale siamo immersi e nel quale ci muoviamo seguendo meccanismi che in realtà non sono nostri ma, in un modo o in un altro, ci sono imposti. Una lettura adatta anche a questi giorni strani di restrizioni sociali che ci stanno imponendo un diverso modo di vivere.
di Fabio Ascani