L’ARTE DI ASCOLTARE I BATTITI DEL CUORE di Jan Sendker Philipp

In questi giorni in cui il tempo sembra sospeso in una dimensione a noi poco nota mi è tornato in mente questo libro che lessi qualche anno fa, ma del quale ho ancora oggi chiaro nel cuore ogni singolo istante emotivo che è stato in grado di trasmettermi.

Il romanzo si presenta come una storia che, lontano dai soliti ritmi frenetici, ci permette di sognare ad occhi aperti, ed è forse per questo che oggi più che mai mi è tornata in mente. Credo che valga veramente la pena di sognare con il cuore in questo particolare momento storico.

Godiamoci quindi a piene mani il lusso che ci è stato concesso di poter ascoltare i battiti del nostro cuore, facciamoci avvolgere dalla magia insita nella vastità dell’Amore.

I nostri sensi amano ingannarci, e gli occhi sono i più ingannevoli di tutti. Ci inducono ad avere troppa fiducia in loro. Crediamo di vedere quello che c’è intorno, ma quello che percepiamo è solo la superficie. Dobbiamo imparare a comprendere l’essenza delle cose, la loro sostanza, e per fare questo gli occhi ci sono più d’impedimento che altro. Ci inducono a distrarci, e noi ci lasciamo abbagliare. Chi si fida troppo dei propri occhi trascura gli altri sensi, e non intendo solo le orecchie o il naso. Parlo di quell’organo che è dentro di noi e per il quale non c’è un nome. Chiamiamolo la bussola del cuore.

Julia è la figlia di Tin Win noto avvocato di New York ma dalle misteriose origini birmane; dopo la repentina e inspiegabile scomparsa del padre e il ritrovamento di una lettera indirizzata a una certa MiMi residente in Birmania che apre una finestra sul passato del genitore, Mia amata MiMi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l’ultima volta…, Julia decide di recarsi in quel Paese, in quel luogo così lontano geograficamente e spiritualmente dalla frenetica vita americana, in cerca di quel padre forse fuggito o addirittura morto da 4 anni.

A Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall’aspetto modesto, molto lontano dagli standard di qualità del mondo occidentale. Il caldo è soffocante, così come lo sono gli sguardi dei frequentatori che scrutano con fare indagatorio ogni volto, soprattutto quando si tratta di quello a loro poco familiare di una giovane donna quale è Julia Win. Julia se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesse lì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre è scomparso. La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni che però non le danno le giuste risposte alle sue mille domande.  In questa sala Julia incontra uno strano personaggio, a metà tra il reale e l’irreale, U Ba che si presenta alla protagonista e agli occhi del lettore come una figura mitologica, un traghettatore temporale, colui che riporta il passato, affronta il presente, cerca un senso per il futuro. Julia si “rassegna” ad ascoltare l’interminabile racconto dell’enigmatico U Ba che le narra non una semplice storia della quale conosce molti più dettagli di quanto lei stessa avrebbe potuto immaginare, ma la accompagna in un vero e proprio viaggio intimo nel cuore di un essere, suo padre, fuori dal comune nato, cresciuto e vissuto inseguendo un ideale di Amore universale, in grado di ascoltare e percepire l’essenza delle cose, superando ogni possibile limite personale. Le parole di U Ba inizialmente le sembrano incomprensibili e completamente inventate; inizialmente non “vede “, non vuole credere, è accecata dalla paura e dalla rabbia; cerca semplicemente una risposta alle proprie domande, al proprio senso di tradimenti, cercando di capire che cosa si celi dietro questo strano racconto di un passato che vede coinvolto un padre che non conosce.

Sarà qui, in una terra così diversa e così apparentemente ostile che scoprirà quanto le manchi quella sensibilità che permette di vedere al di là dei propri occhi. L’immersione attraverso le parole di U Ba in un mondo tutto nuovo le permette di ritrovare sé stessa prendendo una pausa dalla vita superficiale alla quale si è abituata e conformata; Julia prende sempre più coscienza della contrapposizione tra profondità dello spirito e superficialità d’animo.

U Ba la conduce e di riflesso ci conduce attraverso la descrizione di due tipi di Amore diversi, ugualmente reali, perché l’Amore possiede declinazioni infinite e, quando si mostra ti prende le viscere e ti trascina via con forza; parte da un Tin Win bambino, nato sotto l’avversità delle stelle, abbandonato dalla propria madre, cieco, per arrivare alla storia del suo incontro con MiMi, la bellissima ragazza incapace di camminare di cui si è innamorato ascoltando il battito del suo cuore; le racconta della loro esistenza dedicata a trasformare queste menomazioni, grazie alla forza del loro Amore, in sensibilità e conoscenza personale, forza e grandezza, motore di un intreccio relazionale che si farà indissolubile. Tin Win e MiMi si avvicinano ed iniziano un percorso di conoscenza che ha origine proprio da quelle imperfezioni, che tali non sono perché entrambi consapevoli, a differenza della maggior parte della gente, che si può guardare anche senza l’uso degli occhi e superare le distanze anche senza l’uso dei passi. MiMi vive di attesa, lentezza, che le concede la possibilità di riflettere, Tin Wi riesce a “vedere” percependo il solo battito del cuore altrui, conosce l’arte di ascoltare. La loro è l’unione di debolezze solo apparenti, che si nutrono reciprocamente e crescono a dismisura dando forza e sostanza ai loro giorni.

L’essenziale è invisibile agli occhi, così come la ricchezza di un uomo sta nei pensieri del suo cuore. Gli occhi possono ingannare, fermandosi alla superficie delle cose, guardano ma non vedono, ma non ne è ingannato quell’organo che è dentro di noi: la bussola del cuore; rabbia e paura rendono ciechi e sordi, penetrando invece nei segreti del cuore si erge una forza indiscutibile, l’Amore.

E in mezzo a tutto quel crepitare, quello scricchiolare, quel mormorare, quel tubare e quel sgocciolare, scorrere e fischiettare, si distingueva quell’inconfondibile e inequivocabile battito. Lento, tranquillo, uniforme. Come se fosse l’origine, la fonte di tutti i rumori, i suoni e le voci della terra. Era forte e delicato al tempo stesso […] Tin Win si avvicinò ancora e appoggiò l’orecchio sul petto della ragazza. Era lì. Il battito del suo cuore.

Lungo questo straordinario racconto impariamo insieme a Julia qualcosa di impensabile, ossia che l’essenza delle cose può essere percepita anche senza vedere, che le distanze si possono colmare anche senza fare passi perché ciò che conta davvero non sono le gambe, gli occhi o le orecchie, ma quell’organo senza nome che è dentro ciascuno di noi, la bussola del cuore. Ogni voce e ogni battito cela una molteplicità di sfumature e dice molte cose del corpo e dell’anima, ma non è facile saperli ascoltare.

Quella che Jan-Philipp Sendker propone, con una scrittura semplice e limpida, che vuole toccare le corde del cuore, è una favola senza tempo, che ci trasporta in un mondo in cui ogni mancanza si rivela una ricchezza. L’Amore tra Tin Win e Mi Mi, in una Birmania incantevole e misteriosa, tra povertà, spiritualità e buddismo, ha il respiro di una parabola sul senso della vita. È dall’unione di due invalidità che nasce un sentimento così speciale, forte, incondizionato. È nel silenzio della poverissima campagna birmana che è possibile sentire la voce di quelle cose che scorrono quotidianamente accanto alla nostra superficiale indifferenza. È nel vuoto dell’assenza e dell’attesa che si può trovare un nuovo senso alla propria esistenza. In questo romanzo si parla di un legame eterno, incondizionato ed incondizionabile, di un rapporto duale in una dimensione meravigliosa, della simbiosi di due corpi e due cuori in un Amore grande che non conosce confini o limiti e che abbandona individualismo ed ogni sentimento volubile, flebile, temporale e quindi destinato a finire. Un Amore atemporale, che soffia all’interno di ogni singolo cuore, che percepisce il ritmo del battito altrui, che vive anche dopo la morte.

Il cuore, organo della vita e dell’Amore.

Francesca Senna