
Avevo un capolavoro assoluto nella libreria di casa e, chissà per quale motivo, era finito del dimenticatoio. Forse, avendo visto il film con il grande Mastroianni non sentii più il bisogno di prendere in mano questa storia, almeno fino a tre giorni fa, quando, chiacchierando con mia figlia Chiara, neanche ricordo come, nel discorso viene fuori questo libro che aveva letto al liceo:
“Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi. Me lo porta e subito inizio a leggerlo. In un attimo ero a Lisbona, nel torrido agosto del 1938.
Pereira è un uomo pacifico, cattolico, amante della letteratura francese dell’ottocento e dirige, dopo aver lavorato per tanti anni alla cronaca nera, la pagina culturale di un piccolo ma seguito giornale del pomeriggio, il Lisboa. Vedovo, conduce una vita priva di reali amicizie, incontrando sempre e solo le stesse persone: la portinaia di casa, che gli prepara ogni giorno per pranzo un panino con la frittata, quella del palazzo della redazione, che sospetta sia una spia della polizia, il cameriere del Café Orquìdea, il suo confessore Padre Antonio e il direttore del Lisboa. Ma quando sente il bisogno di confidarsi parla con il ritratto della moglie che sta su uno scaffale in ingresso di casa e se viaggia lo porta sempre delicatamente con se.
Questa la vita semplice e ripetitiva del pingue e cardiopatico Pereira finché in essa non irromperà il giovane Moteiro Rossi, di origine italiana, aspirante collaboratore della pagina culturale ma che scrive solo articoli “impubblicabili”, e che che velocemente lo coinvolgerà nelle sue vicende personali e “sovversive”, avendo l’effetto di ridestare in quell’uomo tranquillo sentimenti che non ricordava. Pereira inizierà a prendere coscienza del suo tempo, degli avvenimenti che stavano accadendo nella vicina Spagna e nel suo Portogallo. Arriva, ad un certo punto, a provare fortemente l’idea e il senso di “pentimento”. Pentimento per una vita, la sua, della quale iniziava a dubitare, complice anche un giovane dottore, dietologo e psicologo, con il quale ha modo di confidarsi durante una settimana di cura talassoterapica in clinica, istaurando con lui un rapporto di stima reciproca e “complicità”.
Sostiene Pereira è uno di quei libri che si leggono e non si dimenticano, un capolavoro del quale è già stato detto tutto da persone molto più preparate di me, al quale sono arrivato per caso in questi giorni strani di pandemia che ci costringono a casa. Per quei pochi che ancora non lo avessero letto, Sostiene Pereira, è semplicemente da non perdere. Meraviglioso.
di Fabio Ascani