
Non sprechiamo il nostro tempo leggiamo un buon libro
In questi giorni in cui si deve rimanere a casa e seguire le disposizioni per combattere il diffondersi dell’epidemia da coronavirus, possiamo provare a muoverci con la mente e magari fare lunghi vagabondaggi, anche nel tempo, con l’aiuto di un buon libro, e perché no, si potrebbe leggere qualcosa che parli proprio di viaggi, così da farci sognare luoghi e tempi attraverso occhi di altri. Ecco qualche titolo: Il Milione di Marco Polo, Sette Anni in Tibet di Heinrich Harrer, Viaggio in Italia di Jiohann Wolfgang von Goethe, La Via dei Sassi recente successo di Andrea Mattei o il libro di cui parlo più avanti in questo breve articolo.
E non scoraggiamoci se non possiamo uscire per andare in libreria infatti sono molte quelle che si sono organizzate per per consegnare i libri direttamente a domicilio, un’iniziativa ottima che potrà coesistere, forse anche in futuro, con lo stradominio di Amazon (a tal proposito vedi nella pagina Notizie di Vedo Leggo Scrivo l’articolo “Librerie chiuse e per i libri scatta la consegna a domicilio” – di Maria Laterza).
“Roma, che secondo un suo capriccio, soprattutto a chi ci arriva per la prima volta, può sembrare un luogo dall’atmosfera quasi sinistra, ha occasionalmente la capacità, man mano che la si conosce meglio, di spazzare via ogni inquietudine…”
Un genere letterario che ebbe particolare fortuna, specie in passato ma che anche oggi continua a godere di un discreto successo, è quello dei diari di viaggio di grandi scrittori, poeti e intellettuali, prevalentemente tedeschi, inglesi e americani, che venivano nel nostro Paese attratti dalla sua antica storia, dalle tradizioni, dall’infinito incontro con le meraviglie artistiche e paesaggistiche che il Belpaese offre.
Il libro da cui è tratta la citazione in incipit è intitolato “Una Vacanza Romana e altri scritti”, di Henry James, una riduzione piacevole e scorrevole del più copioso volume “Ore Italiane”, un taccuino di viaggio pubblicato nel 1909 in cui sono i suoi scritti sull’Italia attraverso un arco di tempo di circa 40 anni.
L’autore è un americano nato a New York e vissuto, fra fine ‘800 e primi del ‘900, tra il nuovo continente e il vecchio mondo. Scrittore di romanzi, veri best-seller, e giornalista, scrisse numerosi racconti e alcuni libri di travel literature.
In queste pagine su Roma e i suoi dintorni, si parla molto anche dei Castelli Romani, di Albano, Genzano, Nemi e di Ariccia in particolar modo. Essendo io un romano trapiantato sull’Appia nei luoghi di Diana, non potevo non rimanere incuriosito da questo elegante volumetto.
Henry James si pone sul piedistallo e inizia a descrivere luoghi e paesaggi in un linguaggio arrogante ma al contempo elegante e pittorico. Il periodo in cui visita Ariccia è ben chiaro da questa descrizione: L’escursione di cui parlo ha avuto luogo appena fuori il borgo (quello di Albano n.d.r.) a sud, verso l’attigua città di Ariccia, divenuta vicina da vent’anni, da quando il Papa ha fatto costruire il suo superbo viadotto da una parte all’altra del profondo burrone che la divide da Albano” (il ponte venne inaugurato nel 1854). Curiosa poi la descrizione di Palazzo Chigi che nell’aria del crepuscolo gli appare come la più infestata delle dimore. A quei tempi il palazzo era grigio, come si vede nelle antiche foto e certo non molto curato: dice James che molte finestre del cortile interno erano senza vetri e riparate con carta.
Le descrizioni vive di James ci narrano di luoghi oggi molto diversi, in parte persi, e anche in questo è il fascino di tale lettura.
di Fabio Ascani