
In questi giorni in cui l’isolamento forzato ha comportato necessariamente il contenimento dei nostri spostamenti e di conseguenza un progressivo attutirsi dei rumori che ogni giorno inconsciamente colpiscono i nostri canali uditivi, mi è tornato in mente un libro che lessi qualche tempo fa: Il bosco dei sogni. Le mille e una notte nel Mediterraneo di Antonio R. Almodóvar.
L’autore unisce in cinque racconti dal carattere onirico, profondamente avviluppati tra loro, la tradizione delle fiabe e della mitologia greca ad elementi del mondo contemporaneo, in modo da rendere odierno il mito e al contempo farlo risplendere della sua luce più antica: vi possiamo incontrare Medea che parla in prima persona citando le Metamorfosi di Ovidio e la tragedia omonima di Seneca, ma la sua vicenda prende una piega completamente differente da quella tramandata dalla letteratura classica; vi incontriamo un personaggio particolare Ga, che aiuta un giovane principe pazzo d’amore consultando un computer e, in un mondo che sembra medievale, Juan Zacarías va a fare shopping in una sorta di centro commerciale.
In tutto e per tutto un libro fantastico, ambientato nel più profondo mondo del mito e della fantasia, dove la realtà scompare per far posto alle nostre percezioni più profonde, quelle che riusciamo a seguire grazie alla guida della nostra immaginazione, nel momento stesso in cui abbandoniamo tutte quelle sovrastrutture che oramai regolano e vincolano la nostra vita quotidiana.
[…fu grazie alla mediazione di una ape di Zeus, o di Dio, come preferite; un animale dalle elitre dorate, produttore di un balsamo dolce come il miele e la poesia, e il cui sciame, posto alle soglie del Paradiso, di lontano ricorda il canto di un coro di bambini, e da lì manda bagliori, simile a un velo d’oro. Dicono di quel ronzio che, in realtà, sia l’eco dell’anima di Dio, il quale, mentre dorme, spedisce le sue api dappertutto, per essere sempre informato su come vanno le cose.].
Il libro, come anticipa lo stesso titolo, collegandosi alla tradizione letteraria de “Le mille e una notte” si presenta come una raccolta di fiabe collegate tra di loro, nelle quali possiamo apprezzare un indistinto quanto geniale amalgama tra mitologia classica, romanzo cavalleresco e fiaba moderna.
Gli ambienti, le storie e tutti i personaggi vengono narrati in un continuo circolo ad indicare che le parole sono universali e intramontabili.
[Capirai dunque perché continuo la mia lotta senza quartiere in difesa della scienza astronomica. Perché è l’unica che può ristabilire la verità, l’armonia del cosmo fatta di conoscenza e sentimento, di spirito e materia, tanto perfettamente uniti all’origine della Creazione, e che solo i rozzi umani, intristiti dalla disperazione, preferiscono separare, per vendetta, credo, contro gli dei tutti.].
I racconti prendono il via dal fondo di una caverna di granito dove si trova una enorme biblioteca nella quale sono conservati tutti i sogni delle persone, quelli delle notti passate e quelli che ancora devono avverarsi: questo luogo si chiama #ilboscodeisogni. Pochi ne conoscono l’esatta ubicazione e, tra questi, quasi nessuno una volta entrato saprebbe trovare quel che cerca o capire il significato di un sogno perché i bibliotecari ciechi spostano continuamente i volumi e cambiano ogni giorno il sistema di catalogazione. Nessuno deve aver memoria di questi libri. Le pagine sono fatte con ali di farfalla e metalli preziosi, l’inchiostro è mistura di sangue di drago e sperma di unicorno e la rilegatura è creata con una speciale membrana di rettile preistorico volante: così questi tomi, tutt’altro che sottili, tra le mani non hanno alcun peso. In questo luogo segreto è custodito anche il Libro di tutte le meraviglie, e soltanto Ga, il giovane anziano, ha il permesso di consultarlo. Potrebbe persino portarlo fuori, in caso di necessità, perché Ga non è un vecchio come tutti gli altri, l’agilità dei suoi movimenti e la potenza della sua voce somigliano a quelle di un ragazzo ed il suo sguardo è talmente intenso che è difficile da sostenere. Ga, nelle cui iridi brucia un fuoco magnetico, aiuterà Juan Desiderato a sfuggire da Belzebù, Juan il Mercante a conquistare una noce d’oro, Juan Zacarías ad entrare nella città aurea e Juan Innamorato a trovare la Bellezza del mondo.
Ga non ha età e si trova ovunque: è lo spirito della magia, della fiaba, dell’epica e delle parole che non muoiono mai.
[“Se davvero vuoi sapere”, il Maestro assaporò la parola, “benvenuto tra noi in questo cenobio di purificazione nel silenzio, dimora di arte aurea e silenziosa, tempio di mute e sacre scienze e del dio trismegisto di coloro che tacciono”].
Con questo spunto di lettura, vi invito a rivalutare la grande opportunità che ci è stata concessa da questo periodo di isolamento; vi auguro di riscoprire la profondità e la bellezza del silenzio e la magia insita in esso e nella amovibilità che ci circonda e ai quali, ahi noi, non siamo più abituati.
Questa Magia che ci viene tramandata dai tempi più antichi e che ci permette di vedere con gli occhi del cuore ciò che le nostre straordinarie menti possono solo immaginare.
Buona lettura.
Francesca Senna